23/10/2022 – Inizio del Ministero Pastorale del nuovo Parroco

I simboli del Rito di Inizio del Ministero

Il Vicario Episcopale, Mons. Luca Raimondi, ha compiuto il 23 ottobre 2022 il Rito di Inizio del ministero del Sacerdote Don Marcello Barlassina, nominato Parroco della Parrocchia “Santa Maria Assunta” in Canegrate.

Questo rito inizia con la lettura del Decreto di nomina firmato dall’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, con il quale si chiede al nuovo parroco di rinnovare le promesse fatte nel momento della sua ordinazione sacerdotale. Queste promesse contengono l’impegno di essere fedele collaboratore del Vescovo della propria Diocesi:

  • Collaboratore nel servizio della Parola attraverso la predicazione del Vangelo e l’insegnamento della fede cattolica.
  • Collaboratore nella celebrazione dei misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel Sacrificio Eucaristico, che è la Messa, e nel Sacramento della Riconciliazione, che è la Confessione dei peccati.
  • Collaboratore nel dedicarsi assiduamente alla preghiera.

Infatti, per mantenere questi impegni, è indispensabile un’abbondante Grazia di Dio che si ottiene mediante un’assidua preghiera.

Dopo aver cantato insieme l’inno allo Spirito Santo, il Vescovo consegna:

  • l’Evangeliario, mentre pronuncia queste parole: “Ricevi il libro della Parola di Dio”. L’Evangeliario contiene il Vangelo, che è il vertice più alto dell’intera Bibbia. Tutta la Bibbia è Parola di Dio.
  • Poi gli consegna l’Aspersorio dicendo “Aspergi il popolo di Dio e venera il santo altare”. L’Aspersorio viene usato durante la celebrazione dei Sacramenti, cominciando dal Battesimo che viene celebrato nell’acqua.
  • Infine consegna gli Olii Santi che significano la partecipazione al sacerdozio profetico e regale di Cristo. Gli Olii Sacri sono l’Olio dei Catecumeni, usato nel Battesimo, il Sacro Crisma, usato nella Cresima e l’Unzione degli Infermi che si amministra ai malati e agli anziani.

L’Evangelario, l’Aspersorio e gli Olii Sacri sono come gli strumenti che servono per edificare e tenere viva la Comunità della Parrocchia. In questo territorio, sotto la guida del Parroco, uomini e donne formano la Chiesa di Cristo.

Don Massimo

 

L’Omelia della messa Presa di Possesso*

Questa celebrazione non è un doppione rispetto a quella già fatta il mese scorso, perché oggi c’è la novità del vescovo che garantisce con la sua autorità che sono stato mandato qui, come Gesù ha mandato gli apostoli nel mondo a fare “discepoli tutti i popoli”. E tra tutti i popoli c’è anche Canegrate.
Saluto il sindaco, le autorità civili e militari, che a diverso titolo presiedono al bene comune e alla sicurezza del nostro territorio, come a dire che la vita del discepolo di Gesù s’intreccia con quella del cittadino ed entrambe hanno ragion d’essere. Il discepolo di Gesù è uno incarnato nella storia e ci sta dentro da credente.
Il Vangelo di oggi contiene un comando e una promessa.
Il comando:

“Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

Proprio perché Dio è il Signore di tutti, si va da tutti, io per primo. Ecco perché noi cristiani non scegliamo chi aiutare, chi salutare, con chi parlare, ma tutte le persone che incontriamo da mattina a sera ci appartengono. Lo scopo non è quello di fare gli altri i nostri amici ma i nostri fratelli e sorelle, come insegna il Padre nostro. Gli amici si scelgono, i fratelli e le sorelle si trovano. E’ Dio che li ha scelti per noi e ci va bene così.
Ma c’è di più. Si tratta di fare i popoli discepoli di Gesù. Il cristiano è un discepolo, cioè lega la sua vita alla persona del maestro e condivide nella carne il suo progetto di vita. E’ questa una cosa mai ripetuta abbastanza: quella di istaurare una relazione personale con Gesù. Ciò è possibile perché Gesù è vivo, è presente, è qui e quindi è nostro contemporaneo. Non si può entrare in relazione con un morto: appartiene al passato e di lui si hanno solo dei ricordi. Ma con uno vivo come Gesù è tutta un’altra cosa: lo ascolti, gli parli, lo preghi, mangi con lui, rischi sulla sua parola. Non capisci tutto di lui, ma quanto basta per far delle scelte che non avresti mai pensato di fare: noi siamo diventati preti per lui, le suore per lui, i missionari per lui, tanti si convertono a una vita buona per lui, molti assistono con serenità gli anziani in casa per lui, sopportiamo le sofferenze per lui, facciamo volontariato per lui, siamo fedeli al sacramento del matrimonio per lui, siamo educatori per lui, i martiri sono tali per lui. Quel “per lui” è possibile perché è nostro contemporaneo. Togliamo quel “per lui” e tutto va nel pallone: ci stanchiamo, andiamo avanti a denti stretti e alla fine molliamo. Invece non molliamo perché ci è stata affidata una promessa:

“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Con queste parole termina il Vangelo di Matteo, così com’è iniziato:

“Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio che chiameranno Emanuele, che si traduce: Dio con noi”.

Gesù stesso assicura la sua presenza e contemporaneità. Rassicurato da questa promessa, vengo tra voi col desiderio di prestare attenzione a tre atteggiamenti che, se li viviamo insieme, daranno alla nostra comunità il volto positivo di una chiesa che attrae e incuriosisce.
Come sarebbe bello che dicessero di noi: “Questi che vanno in chiesa sono contenti di stare al mondo”. La gioia è il termometro di una vita cristiana riuscita. Non esiste il cristiano brontolone, lamentoso, che vede sempre ciò che manca, che s’intristisce per nulla, col piglio accusatorio. Il cristiano forte della promessa di Gesù, vede il bene, lo riconosce, parte da ciò che c’è e ne gioisce sapendo che il poco che siamo si moltiplica nelle mani di Gesù.
Come sarebbe bello che dicessero di noi: “Questi che vanno a messa la domenica, non sono cretini, ma gente che ragiona”. Dobbiamo credere con un perché, motivando anzitutto a noi stessi che abbiamo delle ragioni per dire il CREDO della Messa. Per smentire Ignazio Silone, e quelli come lui, che se ne andò dalle chiese quando, come egli scrisse: “Mi resi conto che lì dentro c’era gente che diceva di aspettare il ritorno del Cristo con la stessa noncuranza con cui si aspetta il tram”.
Come sarebbe bello che dicessero di noi: “Questi che pregano sono anche quelli che non si girano dall’altra parte”. Consolare il prossimo dice la sincerità della nostra fede, se no diventa una bugia.

Sentite questa.

Alla scuola materna, un bambino portava sempre due fazzoletti. La maestra gli chiese il perché. “Uno è per soffiarmi il naso; l’altro è per asciugare gli occhi di quelli che piangono”. Portiamo anche noi due fazzoletti?

don Marcello

 

*N.d.R. La presa di possesso è una cerimonia formale e giuridica con cui un nuovo vescovo diocesano già consacrato, o un parroco, entra nell’esercizio del governo della diocesi, o della parrocchia, assegnatagli.