Che cosa significa fare gli auguri in una Pasqua così particolare?

Carissimi,
Stiamo vivendo, un po’ frastornati e pure ammaccati, un’esperienza che mai avremmo immaginato.
Dolorosa certo, anche tragica per tanti.
Un’esperienza anzitutto sanitaria, (quanta sofferenza, ma anche quanta dedizione);
che porta con sé risvolti economici per tante persone, famiglie, luoghi di lavoro;
ma anche conseguenze sociali pesanti.

Qualcuno direbbe: la vita deve continuare.
Sì, certo, ma c’è un rischio.
Qualcuno ha scritto: la storia è maestra, ma … non trova scolari disposti ad imparare.
Ecco, l’augurio (che diventa impegno personale) è che, per tutti, questo avvenimento duro e sconvolgente possa diventare a poco a poco un insegnamento a guardare la vita con occhi più profondi;
a riscoprire quanto c’è di bello e buono nel cuore dell’uomo;
a superare l’adorazione dell’”io” e imparare la gioia dell’”insieme”.

Ora è il tempo di ripartire.

Con fiducia, saggezza, speranza.
Gesù, morto e risorto, Dio partecipe della nostra sofferenza, ma anche Dio segno di vittoria può dare consistenza a queste parole.

Per stare nello spazio di un augurio (ho già sforato!), vorrei offrire due testi particolarmente significativi per illuminare il nostro cammino, nella riflessione e nella preghiera.
Non leggiamoli distrattamente.
Leggiamoli più volte.
Ci faranno bene.

Uno è di Etty Hillesum, morta a 29 anni ad Auschwitz. Profondo e commuovente.
L’altro è di Atenagora, patriarca di Costantinopoli /Istanbul) che, insieme a Paolo VI, diede forte impulso al dialogo ecumenico. È l’annuncio della Pasqua.

Li presentiamo senza commento (per non rovinarli): parlano da sé.

Se noi salveremo i nostri corpi e basta dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva… certo che non è così semplice, e forse meno che mai per noi ebrei, ma se non sapremo offrire al mondo impoverito del dopoguerra nient’altro che i nostri corpi salvati ad ogni costo – e non un nuovo senso delle cose, attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione – allora non basterà.
(Etty Hillesum)

 

Ormai, tutto ha un senso.
Tu hai un senso. Tu non morirai.
Coloro che ami, anche se li credi morti,
non moriranno.
Tutto ciò che vive, tutto ciò che è bello,
sino all’ultimo filo d’erba, persino quel breve
momento in cui hai sentito la vita palpitare
nelle tue vene, tutto sarà vivo, per sempre.
Persino il dolore, persino la morte hanno un senso,
divengono i sentieri della vita.
Tutto è già vivo.
Perché Cristo è risorto.
(Atenagora Patriarca di Costantinopoli)

Un caro saluto e un caldo augurio a tutti.
Sentiamoci uniti e fratelli.

Buona Pasqua!

 

Don Gino con Preti, Suore e Consiglio Pastorale